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Le Volpi a Collefiorito – Chiarimenti sanitari forniti a "Il Messaggero"

  • Immagine del redattore: Associazione Naturalistica Valle dell'Aniene ANVA
    Associazione Naturalistica Valle dell'Aniene ANVA
  • 9 nov 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 15 apr 2020



Dal sito web de "Il Messaggero", 8 Giugno 2019:



Di seguito i Chiarimenti Sanitari in versione INTEGRALE forniti al giornale:


Le volpi rosse possono essere ragionevolmente degli animali che possono incutere timore tra la popolazione perché selvatici che a volte si avvicinano ad ambienti urbanizzati. La malattia trasmessa dalle volpi che probabilmente impaurisce di più è la rabbia. Questa malattia virale ha un ciclo silvestre, che vede implicati animali selvatici in un certo areale, ed un ciclo urbano che si esprime negli animali domestici e si conserva grazie al fenomeno del randagismo. In teoria sono proprio le cosiddette Urban Foxes (volpi urbane) a poter fungere da anello di congiunzione tra i due cicli. Attualmente, soprattutto in centro e sud Italia dove la malattia non appare dalla prima metà del 1900, le volpi italiane non sono serbatoio di questa malattia che affligge il sistema nervoso, ed il nostro paese è definito indenne. Comunque, l’unico modo per arginare la malattia silvestre in un’area colpita è la profilassi tramite vaccino orale (esche vaccinali) dei selvatici colpiti: in questo modo la malattia fu arginata circa 10 anni fa nel Triveneto dove, a causa di volpi provenienti dalla Slovenia, si ripresentò. Le volpi sono anche potenziali fonti e vettori di parassiti che possono infestare uomo o animali domestici. Possono essere rilevati principalmente geoelminti e nematodi, mentre sono più rari casi di individuazione di cestodi, trematodi e parassiti protozoari potenzialmente dannosi per l’uomo. Gli esseri umani non hanno attualmente ragione di aver estrema paura delle volpi urbane, non più di quanto dovrebbero aver paura di un cane randagio che, per alcuni versi, è potenzialmente più rischioso in quanto ha più confidenza con l’essere umano e, verosimilmente, non lo evita come farebbe una volpe. Poiché la fauna selvatica (o “inselvatichita”) è una componente essenziale dell'epidemiologia di molte zoonosi (malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo), dovrebbe essere presa in considerazione nel quadro dell'analisi del rischio. Bisognerebbe aumentare la capacità indagare e studiare gli animali che, purtroppo costretti dalla pressione antropica sugli ambienti naturali, si avvicinano a bacini urbani. In questo modo si potrebbe in maniera rapida riconoscere eventuali rischi zoonosici e quindi proteggere la popolazione, gli animali domestici e gli animali selvatici, in un’ottica che, al giorno d’oggi, si definisce di “One Health”, ovvero Unica Salute. Daniele Marini Medico Veterinario Presidente ANVA

 
 
 

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Siamo l'Associazione Naturalistica Valle dell’Aniene (ANVA), svolgiamo ricerche sulle biocenosi di alcune aree del nord-est romano con lo scopo di favorirne la conservazione. Inoltre siamo dediti alla divulgazione scientifica e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti della convivenza ambientale.

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