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In questa sezione potrete trovare le ultime novità riguardanti gli aspetti naturalistici del nostro territorio e le nostre ricerche

La nostra Associazione, nell’ambito di ricerche finalizzate allo studio della distribuzione di vertebrati nel nord-est romano, è riuscita a documentare la presenza della lontra nel bacino del Tevere, a cinquant’anni dal suo ultimo avvistamento.


La lontra eurasiatica (Lutra lutra) è un mammifero appartenente alla famiglia dei Mustelidi che ha subìto un significativo declino in Italia (e anche in Europa) durante il XX secolo, arrivando a estinguersi localmente.

Il declino della lontra nel Lazio è iniziato negli anni ’60 raggiungendo proporzioni catastrofiche nel 1975. Le bonifiche effettuate nelle aree delle Paludi Pontine e del Tevere nel periodo 1910-1930 influirono drammaticamente sulla popolazione originaria, dividendola in piccoli nuclei disgiunti. La frammentazione dell’areale, con l’isolamento delle sottopopolazioni, ha poi provocato rapide estinzioni locali. L’ultimo dato certo sulla sua presenza nel Tevere (nel tratto da Nazzano a Monterotondo) risale all’inverno del 1972, quando venne catturato un maschio a Nazzano, vicino alla confluenza con il fiume Farfa.

Gli ultimi siti popolati da questa specie nel Lazio sono stati i fiumi Fiora, Mignone e Tafone, dopo di che fu considerata estinta nel Lazio nel 2008. Recentemente un nuovo nucleo è stato scoperto dal WWF nella provincia di Frosinone, precisamente nel bacino del Garigliano, al confine con la Campania e il Molise.


A novembre del 2023, una delle fotocamere termoattivabili posizionate dall’ANVA riesce a filmare un individuo mentre attraversa un albero caduto in acqua; questo a 20 km a Nord del G.R.A., a breve distanza da Roma.

Dopo questa prima osservazione sono state installate altre fotocamere con l’obiettivo di localizzare questa specie ma senza successo. Inoltre sono stati compiuti ulteriori sforzi per individuare tracce ed escrementi, anche in questo caso senza finora ottenere risultati. L’osservazione della lontra in quest’area potrebbe indicare una potenziale espansione dell’areale da Est o da Sud, oppure mettere in discussione le presunte estinzioni in questa regione, poiché potrebbe trattarsi di un individuo di una popolazione relitta del bacino del Tevere. Lo studio, pubblicato in “early access” sulla rivista scientifica Natural History Sciences (NHS), sottolinea l’importanza di un continuo monitoraggio per ottenere informazioni necessarie per la conservazione della lontra nell’Italia Centrale.


A distanza di 40 anni dal censimento nazionale coordinato dal WWF Italia e svolto dalla primavera del 1984 all’autunno del 1985 è stato pubblicato il nuovo report “La lontra in Italia, un nuovo censimento nell’areale storico” , dato il recente ritorno della specie in molte aree dove era scomparsa.


La lontra euroasiatica in Italia è protetta dal 1977 (L. 27/12/1977, n. 968). Inoltre è classificata come “Vulnerabile” nella Lista Rossa nazionale dell’IUCN ed è inclusa nella “Convenzione di Berna” (App. II), nella Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (All. II-IV) e nella normativa CITES (App. I).


L’area in cui i membri dell’ANVA hanno documentato la lontra offre un habitat ricco di vegetazione igrofila e fauna diversificata, includendo anche altre specie protette dalla Direttiva “Habitat” come il lupo appenninico, il gatto selvatico europeo, la martora e la puzzola, nonché uno degli habitat considerati prioritari dalla stessa direttiva, che è l’Habitat 91E0*: Foreste alluvionali con Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae).



 
 
 

Esemplare su Anacyclus radiatus radiatus nel sito di Tor Mastorta (foto di Emanuele Zacchei)


Nel 2017 Edoardo Pulvirenti, Francesco Cervoni e Leonardo Santoboni raccolsero una specie di coleottero buprestide che si rivelò essere nuova per il Lazio, ovvero Anthaxia lucens.

Questo insetto è stato rinvenuto nel Parco Regionale Naturale Archeologico dell’Inviolata in località Tor Mastorta, successivamente anche in località Quarto di Tor Mastorta (sempre nel Comune di Guidonia Montecelio) e a Segni (segnalazione su Forum Natura Mediterraneo), questi costituiscono tre nuovi siti per questa specie nel Lazio, per la quale si avevano solo dati storici di due esemplari raccolti a Ronciglione nel XIX secolo.

Molte specie di coleotteri della famiglia dei Buprestidi sono caratterizzati dall’avere colorazioni sgargianti, ciò gli ha valso il nome comune di “coleotteri gioiello”.

Le larve di Anthaxia lucens si sviluppano nei rami morti di mandorlo (Prunus dulcis), mentre gli adulti sono floricoli ovvero frequentano fiori e infiorescenze, come quelle delle Asteraceae come le margherite.

Il sito della Tenuta di Tor Mastorta (proprietà privata) è costituito da una stradina con ai lati alcuni alberi di mandorlo e piante di Anacyclus radiatus radiatus sulle cui infiorescenze si alimentano gli adulti di Anthaxia lucens, mentre quello posto in località Quarto di Tor Mastorta è situato all'interno di una piccola proprietà privata disseminata di alberi da frutto.

Il sito di Tor Mastorta rientra in parte nel Parco dell'Inviolata (per circa 375 m), mentre la località di Quarto di Tor Mastorta si trova a circa 2 km al di fuori di questo Parco Regionale, tuttavia entrambi ricadono all’interno del vincolo ministeriale del MiBACT (DM 16/2016) e della proposta di ampliamento del Parco (Proposta di Legge n. 245 del 5 ottobre 2020, VIII Commissione - Agricoltura, ambiente del Consiglio Regionale del Lazio).

I dati riportati nell’articolo pubblicato su Biodiversity Journal chiarificano la presenza di Anthaxia lucens nel Parco dell'Inviolata e nella Provincia di Roma, confermandone la presenza nel Lazio dopo più di un secolo di assenza dati.

Gli autori sono fortemente favorevoli alla proposta di ampliamento del Parco dell'Inviolata in quanto il nuovo perimetro comprenderebbe integralmente i siti di Tor Mastorta e Quarto di Tor Mastorta, dove sono presenti questa e altre specie interessanti, dando loro una migliore protezione e salvaguardia.

A questo link potete scaricare l’articolo completo: http://www.biodiversityjournal.com/pdf/12(2)_313-318.pdf


Esemplare raccolto in località Quarto di Tor Mastorta, fotografato con la tecnica del focus-stacking (foto di E. Pulvirenti)

 
 
 


Lo scorso Halloween 2020 ANVA ha preso la palla al balzo e deciso di parlarvi, tramite post su Facebook e su Instagram, dei pipistrelli. Questi animali sono vittime di molte credenze popolari che hanno fatto guadagnar loro un'immeritata cattiva reputazione. Qui di seguito si riassumono tutte le informazioni che sono state riportate nei post della passata “Bat Week”.


Malgrado vengano spesso assimilati a dei “topi volanti” in realtà non hanno niente a che vedere con quest’ultimi, infatti appartengono a un ordine a sé stante, i Chirotteri, costituito da più di 1200 specie note in tutto il mondo, corrispondenti al 20% di tutti i Mammiferi viventi.

Pensate che sono gli unici Mammiferi in grado di volare e, insieme a Uccelli e Pterosauri, costituiscono gli unici gruppi di Vertebrati che nel corso della storia evolutiva hanno conquistato il volo!


Volare è solo uno dei superpoteri dei nostri amici pipistrelli, infatti, per orientarsi nell’oscurità della notte e delle cavità, ricorrono all’ecolocalizzazione a ultrasuoni, che gli permette di riconoscere e localizzare le prede e gli ostacoli ascoltando gli echi di ritorno dei suoni che emettono. I richiami di ecolocalizzazione sono caratteristici di ogni specie e, grazie ad apparecchi in grado di rilevarli come i bat detector, gli specialisti possono riconoscerli.

La volpe volante malese (Pteropus vampyrus) con i suoi 1,5 metri d’apertura alare è il pipistrello più grande al mondo, mentre il pipistrello calabrone (Craseonycteris thonglongyai), presente in Indocina, non solo è il chirottero più piccolo al mondo, ma, assieme al nostro mustiolo (Suncus etruscus), è anche il mammifero più piccolo al mondo: testa e corpo sono lunghi circa 30 mm, l’apertura alare è di 12 cm e pesa solo 2 grammi.

I Chirotteri ricoprono diversi ruoli negli ecosistemi: le specie presenti in Europa sono insettivore, ossia si nutrono di Insetti come falene, zanzare ed effimere; nel resto del mondo abbiamo pipistrelli carnivori (alcuni specializzati nella cattura di pesci), ematofagi (i famosi vampiri diffusi nel continente americano), nettarivori (che svolgono anche impollinazione) e frugivori (che svolgono anche disseminazione).

I pipistrelli sono minacciati dalla frammentazione degli habitat, dal traffico stradale, dalle turbine eoliche, dall’uso di pesticidi, dalla distruzione, dal disturbo dei loro rifugi e da altri fattori. Sono dunque degli ottimi indicatori per valutare la qualità dell’ambiente e la portata dell’impatto che abbiamo su di esso.

In Europa tutte le specie di Chirotteri sono protette ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e dall’Accordo EUROBATS del 1994. In Italia la prima legge sulla loro tutela risale al 1939.


Vengono riportate sul volume “Fauna d’Italia. Mammalia V” 39 specie di pipistrelli per l’Italia, appartenenti a 4 famiglie e 11 generi, di queste 23 sono state riscontrate nel Lazio e nella Provincia di Roma.

I nostri pipistrelli più bizzarri sono senza dubbio i rinolofi. Essi presentano un’appendice cutanea dalla morfologia complessa chiamata “foglia nasale”. Questa è anche uno dei caratteri distintivi delle varie specie. Caratteristica è la parte anteriore, chiamata “ferro di cavallo” per la sua forma, che ha valso uno dei nomi comuni di questi Chirotteri. Tra le specie presenti nel nord-est romano citiamo il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), quest’ultimo ripreso nel video che abbiamo pubblicato su YouTube. Molto buffi sono anche gli orecchioni (Plecotus spp.), il cui nome suggerisce dei padiglioni auricolari molto sviluppati. Molto particolare è anche il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis), l’unico pipistrello europeo che possiede gran parte della coda libera dalla membrana alare (chiamata patagio).


La maggior parte delle malattie emergenti zoonotiche si originano dalla fauna selvatica, come ci sottolinea la pandemia in corso. Quindi, il traffico internazionale di animali selvatici e la distruzione/frammentazione di habitat, oltre ad essere delle gravi minacce per la biodiversità, determinano rischi di spillover.

Spillover significa “salto di specie”, ovvero il momento in cui un patogeno viene trasmesso da una specie ad un’altra. I Chirotteri possono avere un ruolo cruciale nell’ecologia delle malattie di alcuni virus che potrebbero interessare anche l’uomo, fungendo da ospiti di mantenimento e da serbatoi/amplificatori di patogeni. (Per approfondire segui il video del seminario inglese ZSL Science and Conservation "Habitat loss and human health - understanding the links between ecosystem degradation and infectious disease outbreaks").



Alcune di queste malattie sono causate da virus zoonosici appartenenti alle famiglie Filoviridae (malattia da virus Ebola e febbre emorragica di Marburg), Rhabdoviridae (rabbia), Coronaviridae (SARS, MERS e COVID-19) e Paramyxoviridae (Infezione da Nipah virus e da Hedra Virus [Morbillivirus equino]).

Come appena menzionato, diversi Chirotteri sono ospiti di alcuni membri della famiglia dei Coronavirus. Tuttavia, il SARS-CoV-2 sembra essere arrivato a infettare l’uomo attraverso il “flusso pipistrello-ospite intermedio (attualmente sconosciuto)-uomo”, mediato da mutazioni e dalla vicinanza di specie provenienti da diverse nicchie ecologiche.

Quindi, la prossimità di Chirotteri all’uomo, come ad esempio quella che si realizza in presenza di colonie in aree abitate nel nostro continente, non sembra porre rischi di trasmissione diretta di SARS-CoV-2. Si ricorda inoltre, come citato in precedenza, che i pipistrelli italiani si nutrono di Insetti nocivi alla salute umana, ai coltivi e ai boschi, pertanto la loro presenza in prossimità di aree abitate costituisce un elemento positivo e non deve causare in alcun modo preoccupazione.

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a guardare questo documentario andato in onda su Superquark, già condiviso sulla nostra pagina FB, che ci spiega la correlazione tra pipistrelli, il loro sistema immunitario e i virus.


La White-Nose Syndrome (WNS – letteralmente sindrome del naso bianco) è una malattia fungina emergente dei pipistrelli. Negli Stati Uniti centrali si è diffusa con una velocità allarmante, portando alla morte di milioni di pipistrelli insettivori.


Pipistrelli affetti da White-Nose Syndrome. Credit: Photo by USFWS (a sinistra); Nancy Heaslip, New York State Department of Environmental Conservation (a destra).


Questa dermatofitosi prende il nome dal sintomo tipico che il micete (Pseudogymnoascus destructans) provoca: una crescita fungina biancastra sulla pelle del muso, delle orecchie e delle ali dei pipistrelli ibernati. Il fungo prospera in condizioni fredde e umide, caratteristiche delle grotte e delle miniere utilizzate dai pipistrelli, e sembra aggredire questi animali durante il sensibile periodo del letargo, quando dovrebbero usare le loro riserve energetiche in maniera mirata e non per attivare il sistema immunitario.

Il fungo potrebbe essere nativo di Europa e Asia, dove il patogeno è presente ma non sembra provocare segni clinici gravi in chirotteri nativi come accade nel Nord America. Di recente in Italia il dermatofite è stato isolato da individui di vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) provenienti dalle Alpi Occidentali.

Si ritiene che la WNS si trasmetta principalmente da pipistrello a pipistrello, ma esiste una forte possibilità che ci siano dei vettori. Sebbene non sia una malattia trasmissibile agli uomini, questi ultimi potrebbero fungere da carriers trasportando inconsapevolmente il patogeno da una grotta all'altra tramite abbigliamento e attrezzature. Si consiglia, come accade per altre malattie micotiche emergenti, di disinfettare con cura (candeggina [min.4%] o alcool etilico [min. 70%]) ogni potenziale fonte di trasmissione dopo escursioni speleologico-naturalistiche.


Attorno ai pipistrelli circolano miti e leggende, e come anticipato prima, queste creature sono vittime di false credenze che purtroppo sono ancora radicate nelle menti di molti. Sono però solo dicerie, senza alcun supporto scientifico. Ne sfateremo ora qualcuna che sicuramente avrete sentito nel corso della vostra vita.

Popolarissima è la credenza secondo la quale i pipistrelli sarebbero cechi, niente di più falso: i pipistrelli ci vedono benissimo, utilizzano la vista soprattutto quando hanno la preda a meno di 5-6 cm e devono catturarla.

Molti di noi sin da piccoli sono stati terrorizzati dall’idea che un pipistrello potesse volargli tra i capelli e rimanere lì invischiato irrimediabilmente, e, nel peggiore dei casi, avrebbe potuto da lì succhiargli il sangue. Niente di più falso, i pipistrelli da noi presenti sono molto più piccoli di noi, ci temono, cercano di evitarci e non si nutrono di sangue, e se anche per qualche strana circostanza finissero nei nostri capelli, saprebbero benissimo come andarsene da soli, senza invischiarsi. Questo mito nacque probabilmente per disincentivare i bambini e le bambine ad uscire di notte.

Infine circolano voci, anche queste del tutto prive di fondamento scientifico, sul potere depilante del sangue o dell’urina dei Chirotteri applicato alla pelle.

Nelle mitologie di tutto il mondo sono assai comuni creature antropofaghe, spesso non morte, che non esitano a nutrirsi di sangue umano. I più famosi al giorno d’oggi sono sicuramente i vampiri, che nella loro concezione odierna derivano soprattutto dal folklore slavo-medievale (la stessa parola “vampiro” ha origini slave). Nell’immaginario collettivo ai vampiri sono spesso accomunati i pipistrelli. I vampiri infatti vengono spesso raffigurati con un aspetto ibrido tra uomo e pipistrello. Essendo sia i pipistrelli che i vampiri creature notturne e con denti aguzzi l’associazione sembra naturale. Eppure, nonostante ciò, i pipistrelli furono associati ai vampiri per la prima volta nel 1897 con la pubblicazione di “Dracula” dell’autore irlandese Bram Stoker. Forse egli fu ispirato dai racconti del Nuovo Mondo riguardanti i pipistrelli vampiro (come il Desmodus rotundus) e la divinità Maya dell’oltretomba e dell’oscurità Camazotz, rappresentata con corpo umano e con testa e ali di pipistrello, a cui le popolazioni amerinde erano solite dedicare sacrifici.


Dunque impariamo ad apprezzare questi piccoli amici, che contribuiscono alla conservazione di habitat e tecniche di agricoltura, e garantiscono quindi la protezione di interi ecosistemi.


Bibliografia:

  • Amori G., Battisti C., De Felici S. (a cura di), 2009. I Mammiferi della Provincia di Roma. Dallo stato delle conoscenze alla gestione e conservazione delle specie. Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche dell’Agricoltura, Stilgrafica, Roma. 347 pp.

  • Capizzi D., Mortelliti A., Amori G., Colangelo P., Rondinini C. (a cura di), 2012. I Mammiferi del Lazio. Distribuzione, ecologia e conservazione. Edizioni ARP, Roma. 251 pp.

  • Dietz C., Kiefer A., 2015. Pipistrelli d'Europa. Conoscerli, identificarli, tutelarli. Ricca editore. 399 pp.

  • Garzoli L., Riccucci M., Patriarca E., Debernardi P., Boggero A., Pecoraro L., Picco A. M., 2019. First isolation of Pseudogymnoascus destructans, the fungal causative agent of white-nose disease, in bats from Italy. Mycopathologia, 184(5), 637-644.

  • https://batwatch.ca/content/bat-myths

  • https://www.batcon.org/article/bats-and-vampires/

  • https://www.oipa.org/italia/leggende-pipistrello/

  • https://www.usgs.gov/faqs/what-white-nose-syndrome

  • https://www.whitenosesyndrome.org/static-page/what-is-white-nose-syndrome

  • Lanza B. (a cura di), 2007. Fauna d’Italia vol. XLVII. Mammalia V: Chiroptera. Edizioni Calderini, Ravenna. 786 pp.

  • O'Shea T. J., Cryan P. M., Cunningham A. A., Fooks A. R., Hayman D. T., Luis A. D., Peel A. J., Plowright R. K., Wood J. L., 2014. Bat flight and zoonotic viruses. Emerging infectious diseases, 20(5), 741–745.

 
 
 

CHI SIAMO?

Siamo l'Associazione Naturalistica Valle dell’Aniene (ANVA), svolgiamo ricerche sulle biocenosi di alcune aree del nord-est romano con lo scopo di favorirne la conservazione. Inoltre siamo dediti alla divulgazione scientifica e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti della convivenza ambientale.

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